Mi sono reso conto che il tema dell'esposizione è l'unico mezzo per arrivare alla comprensione del progetto da ottenere attraverso la tecnica. La conoscenza della tecnica è fondamentale ma rimane solamente un mezzo creativo. Ci si sofferma troppo poco nel "non fare niente". Una volta, ingenuamente, ho chiesto la maestro Nobujuki a cosa pensasse quando osserva e studia una pianta. Egli rimase stupito e mi rispose -....a niente!? -. In effetti l'analisi passiva è l'unica strada per dare spazio ad una crezione di qualcosa di spontaneo e vero.
Solo a quel momento si può intervenire con le mani e attrezzi che si muoveranno in modo preciso e consapevole.
L'intento del laboratorio è proprio quello di dare la possibilità di avvicinarsi a queti momenti di studio analitici e creativi prima ancora della tecnica. Spostare l'accento sul vero scopo del bonsai che troppo spesso è visto come pura opera scultorea invece di mezzo espressivo.
Molti corsisti mi chiedono se il bonsai ha qualcosa a che vedere con la meditazione come se diventasse una pratica "religiosa". Rispondo sempre che , per quanto ne so, non ha niente a che vedere con la meditazione ma che attraverso ogni pratica creativa-artistica si ha la possibilità di mettersi nella condizione di sentire ciò che ci circonda e quello che abbiamo dentro per giungere ad una espressione artistica autentica; fare il vuoto per lasciare spazio alla percezione dell'essenza delle cose e dei sentimenti.
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